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La primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460

Palazzo Strozzi, 23 marzo-18 agosto 2013

Musée du Louvre, 23 settembre 2013-6 gennaio 2014

La mostra si propone di illustrare, in sezioni tematiche, la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento a Firenze, soprattutto attraverso capolavori di scultura: l’arte che per prima se ne è fatta interprete.

L’esposizione si apre con una suggestiva panoramica attorno alla riscoperta dell’Antico, attraverso esempi illustri della “rinascita” fra Due e Trecento, con opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo, Giotto, Tino di Camaino e dei loro successori, che assimilano anche la ricchezza espressiva del Gotico, in particolare di origine francese (Sezione 1: L’eredità dei padri). L’“età nuova” si apre assieme al nuovo secolo: con i due rilievi del Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi per la Porta del Battistero (dal Bargello), e con il modello della Cupola brunelleschiana (dal Museo di Santa Maria del Fiore), che riassumono al più alto vertice espressivo il momento fondante del primo Rinascimento (Sezione 2: Firenze 1401. L’alba del Rinascimento). In quegli anni, i successi politici della Repubblica fiorentina, la sua potenza economica e la pace sociale diffondono attraverso gli scritti di grandi umanisti il mito di Firenze come erede della repubblica romana e come modello per gli altri stati italiani.

La scultura pubblica monumentale, attraverso i capolavori di Donatello, Ghiberti, Nanni di Banco, Michelozzo realizzati per i grandi cantieri della città – la Cattedrale, il Campanile, Orsanmichele – è la prima e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile, di questa trasformazione in atto e dell’esaltazione di Firenze e della sua civiltà. (Sezione 3: La romanitas civile e cristiana). La scultura, e in particolare la statuaria, eserciterà perciò una profonda influenza sulla pittura dei massimi artisti del tempo come Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Filippo Lippi, Piero della Francesca (Sezione 6: La pittura scolpita).

L’esposizione illustra inoltre altri temi significativi dell’antichità classica che, attraverso la scultura specialmente donatelliana, vennero assimilati e trasformati nel nuovo linguaggio rinascimentale, a testimonianza del clima spirituale e intellettuale della città, oltre che del suo fervore creativo (Sezione 4: “Spiritelli” fra sacro e profano; Sezione 5: La rinascita dei condottieri). Le ricerche di uno spazio “razionale” e l’invenzione della prospettiva brunelleschiana, trovano proprio nella scultura le loro formulazioni più avanzate – in particolare, nei bassorilievi donatelliani, come la predella del San Giorgio, dal Bargello, e il Banchetto di Erode dal Museo di Lille – con un seguito che tocca la metà del secolo in opere di Desiderio da Settignano o di Agostino di Duccio, a confronto con la pittura, anche antica (Sezione 7: La storia “in prospettiva”).

Fin dagli anni Venti del Quattrocento, i nuovi canoni della scultura, messi a punto dai grandi maestri e illustrati da alcuni capolavori – come le donatelliane Madonna Pazzi, dal Bode Museum di Berlino, la Madonna in terracotta policroma del Louvre e la Madonna Chellini, dal Victoria and Albert; la ghibertiana Madonna Kress, dalla National Gallery di Washington, o la Madonna già attribuita al Brunelleschi e qui a Nanni di Banco, dal Museo Diocesano di Fiesole – si moltiplicano attraverso una produzione sconfinata di rilievi (in marmo, stucco, terracotta policroma e invetriata, ovvero “robbiana”), destinati alla devozione privata, consentendo una capillare diffusione del gusto per la bellezza “nuova” in ogni strato sociale (Sezione 8: La diffusione della bellezza). Allo stesso tempo, Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, nei luoghi di solidarietà e di preghiera (chiese, confraternite, ospedali), dove è ancora la scultura a tenere un ruolo di primo piano (Sezione 9: Bellezza e carità).

Attorno al simbolo assoluto della città, rappresentato dal modello ligneo della Cupola di Santa Maria del Fiore, si presenta dunque una rassegna di tipologie e di tematiche scultoree determinanti anche per l’evoluzione delle altre arti figurative, a diretto confronto con i precedenti classici: dalle tombe degli umanisti, alle desunzioni dai sarcofagi, alla rinascita del monumento equestre e del ritratto scolpito. Attorno a quest’ultimo, che vede la sua genesi verso la metà del secolo nei busti marmorei di Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rosellino, si prefigura il passaggio dalla fiorentina libertas, rappresentata dalla committenza pubblica a un mecenatismo privato, che porta già il segno dell’egemonia medicea (Sezione 10: Dalla città al palazzo. I nuovi mecenati). In questa prospettiva, la mostra – che si apre con l’evocazione della cupola brunelleschiana – si chiude con quella della più illustre dimora privata del Rinascimento, attraverso il Modello ligneo di Palazzo Strozzi.

Informazioni

Tel. +39 055 2645155

Orari mostra

Tutti i giorni 9.00-20.00

Giovedì 9.00-23.00

Ingresso in mostra consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura.

Biglietti

intero euro 12.50

ridotto euro 8.50, 8.00

scuole euro 4.00

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IL GRAN PRINCIPE FERDINANDO DE’ MEDICI (1663 – 1713) – COLLEZIONISTA E MECENATE

Galleria degli Uffizi – 25 giugno – 3 novembre 2013

PRESENTAZIONE MOSTRA

Nel terzo centenario della morte del Gran Principe Ferdinando de’ Medici (1663-1713), la Galleria degli Uffizi dedica una mostra a questo importante personaggio che fu tra i principali collezionisti e mecenati d’arte della famiglia granducale di Toscana.

Figlio di Cosimo III e di Marguerite – Louise d’Orléans, Ferdinando coltivò fin da giovanissimo una grande passione per il teatro, la musica e le arti figurative.

La mostra vuole rendere la complessità dei suoi interessi e la novità delle sue scelte che convogliarono su Firenze, allo scadere del Seicento e nel primo decennio del XVIII secolo, i grandi protagonisti di quell’era (musicisti, strumentisti, pittori, scultori).

Il percorso espositivo si articolerà in sezioni che illustreranno le complesse problematiche legate alle scelte culturali di Ferdinando, presentando anche gli edifici nei quali il suo mecenatismo prese vita.

Una sezione introduttiva presenterà il principe in effige e la famiglia d’appartenenza, con opere di Giovan Battista Foggini, Justus Suttermans, Anton Domenico Gabbiani.

La seconda sezione illustrerà gli inizi del mecenatismo e del collezionismo di Ferdinando, esplicitatisi soprattutto nella villa di Pratolino, luogo prediletto dal principe, nella quale, accanto a musici, cantanti, costumisti e compositori, fanno comparsa i grandi scenografi bolognesi, i Bibbiena, mentre la residenza si trasforma nei decori interni e si arricchisce di opere dei pittori preferiti da Ferdinando in quel periodo: tra questi, i toscani, Livio Mehus, Pier Dandini, Domenico Tempesti ma anche ‘stranieri’ quali il romano Crescenzio Onofri o il padano Cristoforo Munari, tutti impegnati a produrre opere spesso strettamente legate all’edificio e alle attività ludiche che vi si praticavano.

La terza sezione interesserà invece il rinnovamento di palazzo Pitti, del teatro della Pergola e del Duomo fiorentino in occasione delle nozze di Ferdinando con la principessa Violante Beatrice di Baviera (1689). In questo frangente la reggia subì radicali trasformazioni che interessarono il piano nobile, gli appartamenti degli sposi, i mezzanini rinnovati con grande fantasia, documentati in mostra da memorie e disegni preparatori degli artisti che vi lavorarono (Luca Giordano, Diacinto Maria Marmi, Alessandro Gherardini, Giovanni Battista Foggini, Anton Domenico Gabbiani). Al contempo si darà ragione – esponendo disegni e documenti – delle cerimonie e delle feste fiorentine fatte per gli sponsali del principe.

La quarta sezione illustrerà l’interesse sempre crescente del principe per le arti figurative, per la scultura contemporanea come per la pittura, con i principali artefici allora attivi, spesso specialisti nei moderni ‘generi’ dell’arte tardo – seicentesca quali la natura morta e il ritratto. In questa parte della mostra si vedranno quindi opere sia sacre come profane (di Carlo Dolci, Carlo Loth, Baldassarre Franceschini, il Volterrano), sia di ‘natura dipinta’ (di Jacopo Ligozzi, Bartolomeo Bimbi, Margherita Caffi, Fardella, Houbracken, Michelangelo Pace da Campidoglio). Non meno interessante, la presenza di oggetti sontuari, di mobili e di suppellettili evocativi del gusto raffinato di Ferdinando, con opere dei grandi intagliatori, intarsiatori, argentieri allora attivi per la corte.

Una sezione significativa del gusto collezionistico del Gran Principe sarà la quinta, nella quale si esporranno alcune delle opere cinque – secentesche rimosse dalle chiese toscane (e non): tra queste la Madonna delle arpie di Andrea del Sarto, l’Estasi di Margherita da Cortona del Lanfranco, la Pala Farnese di Annibale Carracci, infine la Madonna col collo lungo del Parmigianino una delle acquisizioni più prestigiose d’arte del Rinascimento operata da Ferdinando allo scadere del Seicento.

La sezione successiva, la sesta, sarà invece dedicata all’altra villa preferita dal Gran Principe, quella di Poggio a Caiano, rinnovata con gran fasto decorativo che ospitò, in una stanza al piano nobile, una delle raccolte più originali di Ferdinando, quella di ‘opere in piccolo’ che in mostra sarà suggestivamente ricostruita, presentando una selezione di opere che ne fecero parte, dando così ragione del gusto articolato del collezionista. La sezione settima della mostra presenterà invece le preferenze del principe per la grande scultura fiorentina di fine secolo ed in pittura il rinnovarsi del gusto di Ferdinando verso scuole ‘straniere’ ben più moderne di quella locale, quali la veneta – amatissima già in gioventù – la bolognese e la ligure (con opere di Crespi, Cassana, Fumiani, Sebastiano e Marco Ricci, Magnasco e Peruzzini) i cui maggiori protagonisti vengono a Firenze e producono per il principe alcuni dei loro capolavori.

L’ultima sezione sarà dedicata agli anni finali di Ferdinando: si presenteranno gli esiti del suo collezionismo artistico, i disegni relativi al monumento celebrativo che si pensava di erigere in sua memoria, i bozzetti connessi a questo progetto, i materiali sulle esequie.

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IL SOGNO NEL RINASCIMENTO

Galleria Palatina – Palazzo Pitti – 21 maggio – 15 settembre 2013

Parigi, Museo del Luxembourg – 7 ottobre 2013 – 26 gennaio 2014

PRESENTAZIONE MOSTRA

La mostra offrirà al visitatore la possibilità di addentrarsi per la prima volta in un argomento così coinvolgente e affascinante come il Sogno nel Rinascimento, cercando di metterne in luce la ricchezza e varietà. Il tema del sogno assume infatti un rilievo particolare nella mitologia antica e nella cultura del Rinascimento, come dimostra il suo diffondersi nelle arti figurative ed in particolar modo in opere di soggetto religioso o legate alla riscoperta dei miti antichi.

Profetico o premonitore, illustrato da episodi celebri dell’Antico Testamento (i sogni del Faraone spiegati da Giuseppe ebreo, il sogno di Giacobbe, etc.) o dall’agiografia visionaria (sogni di Constantino, di san Francesco, di santa Orsola, etc.), il sogno si offre anzitutto come manifestazione e rivelazione di un altro mondo. Esso manifesta altresì, in senso profano, le possibilità induttive e speculative offerte all’animo umano; trasfigura il vissuto quotidiano e rivela la sua dimensione erotica; viene ad occupare un ruolo prezioso nella teoria e pratica dell’arte, non meno attente all’attività onirica che la letteratura, la filosofia o la medicina.

Varie sezioni articoleranno la mostra, cominciando da quelle che definiscono e precisano il contesto nel quale il sogno si manifesta: la notte, il sonno. La Notte, che inaugura il percorso espositivo, vi sarà rappresentata con tutta la sua complessa simbologia ed in particolare attraverso alcune delle tante derivazioni plastiche e pittoriche tratte dalla Notte che Michelangelo scolpì nella Sagrestia Nuova, per il monumento funebre in memoria a Giuliano de’ Medici. La sezione successiva, intitolata La Vacanza dell’anima, metterà in primo luogo in risalto le opere legate al sonno, ne presenterà poi altre inerenti ai miti della classicità come il Fregio della Villa Medicea di Poggio a Caiano di Bertoldo, ma anche opere letterarie come la celebre Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, in cui il sogno svolge un ruolo fondamentale. Li affiancano dipinti e incisioni di soggetto mitologico e allegorico, alcuni per la prima volta esposti a Firenze come il Sogno del cavaliere di Raffaello della National Gallery di Londra e il dipinto con Venere e Amore addormentati e spiati da un satiro del Correggio proveniente dal Museo del Louvre.

Visioni dell’Aldilà tratterà il tema del sogno nella tradizione biblica e religiosa, con esempi grafici e pittorici dei secoli XV e XVI, dal Sogno di Giacobbe all’ Interpretazione dei sogni da parte di Giuseppe, ai Sogni e Visioni di sante e santi come Elena, Orsola, Caterina d’Alessandria, Agostino, Girolamo.

La sezione Sogni enigmatici e Visioni da incubo presenterà opere dal carattere oniricamente visionario e fantastico, come quella della celebre incisione di Giorgio Ghisi, denominata Il sogno di Raffaello o gli Incubi tradotti in pittura con rappresentazioni come le Tentazioni di Sant’Antonio di Jan Mandijn, o i Santi Eremiti di Hieronymus Bosch del Palazzo Ducale a Venezia.

Di importanza fondamentale è la sezione intitolata La vita come sogno, che trae origine dall’eccezionale fortuna iconografica di un disegno di Michelangelo, Il Sogno o la Vanità dei desideri umani, come dimostra il gran numero di riprese e copie che ne sono state eseguite, fra le quali quelle di Giulio Clovio, Francesco Brina, Battista Franco, etc. La penultima sezione, dal titolo Un principe sognatore, è dedicata alla figura di Francesco de’ Medici ed al suo particolare e fecondo rapporto con il sogno, di cui ci sono pervenute varie testimonianze, spesso impregnate di fantastica teatralità (come L’Allegoria dei Sogni del Naldini che si trova nello Studiolo), in questo simbolicamente rivelatrici di quanto e come il Sogno fosse al centro del dibattito culturale della fine del Rinascimento. Sono, in questo ambito, presentati disegni, documenti, dipinti fra i quali il Ritratto di Bianca Cappello di Alessandro Allori con al verso l’iconografia del celebre Sogno di Michelangelo e, sempre dell’Allori la rara Spalliera di letto dai motivi onirici, conservata nel Museo Nazionale del Bargello.

La mostra si conclude con un richiamo all’Aurora considerata nel Rinascimento come lo spazio – tempo dei sogni veri (rappresentata da un dipinto di Battista Dossi) per aprirsi, infine, al Risveglio (con il Risveglio di Venere di Dosso Dossi, Bologna, Collezione Unicredit Banca) come espressione della ciclicità paradigmatica e complementare del tempo.

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NORMA E CAPRICCIO SPAGNOLI IN ITALIA AGLI ESORDI DELLA ‘MANIERA MODERNA’

Galleria degli Uffizi – 5 marzo – 26 maggio 2013

PRESENTAZIONE MOSTRA

“così pure dichiaro che nessuna nazione e nessun popolo (ad eccezione di uno o due spagnoli) può assimilare perfettamente né imitare la maniera di dipingere italiana (che è quella della Grecia antica), senza essere subito riconosciuto facilmente per straniero, per quanto si sforzi e lavori”.

Queste le parole di Michelangelo Buonarroti raccolte nei Dialoghi romani di Francisco de Hollanda (Lisbona, 1548), che sono state d’ispirazione al primo evento espositivo dedicato all’attività degli artisti spagnoli approdati in Italia fra l’inizio del Cinquecento e gli anni venti del secolo, partecipi del fervido clima culturale animato a Firenze, a Roma e a Napoli.Nel numero di queste personalità, spinte al viaggio da un vorace desiderio di confronto con i testi fondamentali dell’arte moderna, si contano figure come quelle di Alonso Berruguete, di Pedro Machuca, di Pedro Fernández (meglio noto come lo “Pseudo-Bramantino”), di Bartolomé Ordóñez e Diego de Silóe, provenienti da diverse località della penisola iberica – Palencia, Toledo, Murcia e Burgos – e capaci di imporsi come protagonisti del ‘manierismo’ europeo.Sono le fonti storico-artistiche italiane a riconoscer loro una posizione preminente sulla scena internazionale del Cinquecento. Giorgio Vasari, ad esempio, nelle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori ricorda il Berruguete accanto a Rosso e Pontormo nello studio delle opere di Michelangelo e Leonardo; ma anche Pietro Summonte, celebre letterato campano, cita i lavori di Ordóñez e De Silóe in una lettera del 1524 sui più importanti monumenti di Napoli.La mostra si articola pertanto in quattro sezioni che, nel rispetto di una scansione geografica, intendono accostare prestigiosi capolavori creati da simili artisti a straordinarie testimonianze della produzione italiana fra Quattro e Cinquecento.In quella d’apertura, dedicata a Firenze, si ricostruirà l’attività italiana di Alonso Berruguete, studiata da Roberto Longhi e Federico Zeri: si avrà così l’inedita possibilità di confrontare direttamente le opere riferite all’artista – oggi per lo più conservate agli Uffizi e in altri importanti musei italiani e stranieri (la Collezione Loeser in Palazzo Vecchio e la Galleria Borghese a Roma) – valutandone allo stesso tempo la modernità nell’accostamento a risultati significativi di pittori e scultori a lui contemporanei, fra cui Andrea del Sarto, Rosso, Pontormo, Baccio Bandinelli e Jacopo Sansovino. Si potrà giudicare il peso che la tradizione cittadina ebbe sull’arte di Alonso anche grazie ad autografi di Donatello, Leonardo, Michelangelo, Filippino Lippi e Piero di Cosimo, tutti presenti in mostra.

Nella seconda sezione, attorno alle tavole di Pedro Machuca, si rifletterà invece sul contributo di questo pittore alla bottega di Raffaello a Roma fra gli anni dieci e venti, verificando l’influenza che la lezione del Sanzio ebbe sull’Italia del Sud attraverso i dipinti di Pedro Fernández, attivo nella penisola fra Milano, il Lazio e la Campania.La terza sezione proporrà al pubblico alcune eccezionali sculture eseguite da Bartolomé Ordóñez e Diego de Silóe durante la loro residenza partenopea nel secondo decennio del secolo, vertici assoluti della statuaria ‘manierista': di esse si illustreranno i riflessi sulla cultura campana, grazie alle opere di Girolamo Santacroce e di Domenico Napolitano.

Nell’ultima sezione della mostra si presenteranno invece creazioni realizzate da questi stessi artisti iberici al loro rientro in patria, fra Valladolid, Granada e Toledo, così da permettere ai visitatori di valutare l’eredità della lezione italiana sul loro stile e sul loro linguaggio figurativo.

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MATTIA CORVINO E FIRENZE ARTE E UMANESIMO ALLA CORTE DEL RE DI UNGHERIA

Museo di San Marco – 10 ottobre 2013 – 6 gennaio 2014

PRESENTAZIONE MOSTRA

Nel 2008 il Museo Storico di Budapest ha organizzato a Budapest una grande mostra per il 550simo anniversario dell’ inizio del regno di Mattia Corvino in Ungheria, che ha aperto, insieme ad altre esposizioni in diverse sedi museali di quella città, nuove e stimolanti prospettive di conoscenza sui rapporti intercorsi tra l’Ungheria e l’Italia già a partire dal Trecento e sulla diffusione dell’Umanesimo in terra ungherese.

È nata così l’idea di realizzare a Firenze nel 2013, in cui si celebra l’anno ungherese in Italia, una mostra che sviluppasse il tema del rapporto privilegiato che re Mattia Corvino ebbe con Firenze, con i suoi artisti, i suoi miniatori e tutta la cerchia culturale che gravitava intorno a Lorenzo de’ Medici. L’idea è diventata un progetto elaborato congiuntamente da studiosi ungheresi e fiorentini, quali Péter Farbaky, storico dell’arte e vicedirettore del Museo Storico di Budapest, Dániel Pócs, storico dell’arte dell’ Istituto di Storia dell’Arte dell’Accademia della Scienza, Eniko Spekner storico e András Végh archeologo, entrambi del Museo Storico di Budapest e di Magnolia Scudieri e Lia Brunori, rispettivamente direttore e vicedirettore del Museo di San Marco, prescelto come sede della mostra.

La scelta di San Marco non è casuale, dato il ruolo ricoperto nello sviluppo della cultura umanistica dalla Biblioteca domenicana, nel cui ambiente monumentale la mostra sarà allestita. Costruita per volere di Cosimo de’ Medici nel 1444 e arricchita della straordinaria raccolta di testi appartenuti all’umanista Niccolò Niccoli, fu la prima biblioteca “pubblica” del Rinascimento, dove, in epoca laurenziana, si incontravano personaggi come Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e altri.

L’obiettivo della mostra consiste nel tentativo di ricostruire alcuni contatti determinanti per le scelte culturali e artistiche condotte dalla corte ungherese. Di conseguenza, verranno tratteggiate le tendenze del gusto del re, mettendole in rapporto con lo scenario fiorentino a lui contemporaneo, e individuate le possibili influenze esercitate da Lorenzo il Magnifico e dalla cerchia di intellettuali e artisti che gravitava intorno a lui, confrontando alcune realtà parallele. A tal fine una speciale attenzione sarà dedicata alle biblioteche di Mattia Corvino e di Lorenzo de’ Medici, e quindi un particolare spazio verrà dato all’esposizione di preziosi codici miniati commissionati da Mattia Corvino per la sua biblioteca, oggi dispersa. Alcuni di questi manoscritti, rimasti a Firenze incompiuti alla morte di Mattia, furono in seguito acquisiti dai Medici.

Attraverso opere di varia tipologia – pittura, scultura, ceramica, miniaturaconservate in vari musei di Europa e di Oltreoceano, la mostra vuole dimostrare come l’umanesimo ungherese affondi le sue radici in Italia, e come, in ambito artistico, sia stata determinante la diffusione dello stile rinascimentale fiorentino. Un’eredità culturale rimasta fino ad oggi alla base della cultura ungherese.

Tra i prestiti di maggior rilievo la tappezzeria del trono di Mattia Corvino del Museo Nazionale di Budapest, realizzata su disegno di Antonio del Pollaiolo, il rilievo marmoreo con il Ritratto di Alessandro Magno della National Gallery di Washington, attribuito ad Andrea del Verrocchio, la Bibbia di Mattia Corvino della Biblioteca Medicea Laurenziana miniata da Monte e Gherardo di Giovanni, i Ritratti di Mattia Corvino e Beatrice d’Aragona del Museo di Belle Arti di Budapest, attribuiti a Giovanni Dalmata, l’Epithalamium di Marliano della Biblioteca Guarnacci di Volterra, con il ritratto di Mattia di miniatore appartenente alla cerchia leonardesca.

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Giovani pittori arrabbiati: Picasso, Miró, Dalí. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità

La nuova mostra di Palazzo Strozzi è tutta dedicata alla produzione giovanile di pittori – Picasso, Miró, Dalí – che hanno avuto un ruolo decisivo nella definizione delle nuove tendenze artistiche dei primi del Novecento.

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Dal 12 marzo al 17 luglio la mostra Picasso, Miró, Dalí. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità presenta più di sessanta opere della produzione giovanile di Picasso, Miró e Dalí e oltre ottanta schizzi picassiani, provenienti dai più importanti musei spagnoli, dal Metropolitan Museum of Art e da collezioni private.

Figli di Catalogna, non coetanei (nati fra il 1881 e il 1904, Picasso il più vecchio, Dalì il più giovane) i tre si rivolsero alla Francia come al paese di formazione artistica e nel quale raggiunsero la fama; inoltre  Miró e Picasso scelsero di viverci e costruire la propria carriera. Salvador Dalí decise invece di rimanere in Spagna.

Il filo della mostra si arrotola sulla memoria e ripercorre per flashback gli  incontri fra i tre, accomunati dalla ricerca di uno stile e un linguaggio personale e dalla voglia di ribellarsi. Il percorso si svolge all’indetro nel tempo, dal’incontro più recente del 1926 quando Salvador Dalí va a Parigi a incontrare Picasso a quello del 1900, l’anno in cui Pablo Picasso arriva nella capitale francese, giovanissimo.

Esposto in questa mostra per la prima volta fuori dalla Spagna il quaderno di Picasso Cahier 7 del 1907, che raccoglie i primissimi schizzi per il suo rivoluzionario capolavoro Les Demoiselles d’Avignon; gli schizzi sono stati per Dalí e Miró delle fonti molto forti di sollecitazione e in generale punto di partenza per la nascita del linguaggio dell’arte moderna.

In mostra è possibile svolgere delle attività didattiche: per gruppi, anche scolastici e per visitatori singoli.

Inoltre le attività per famiglie e bambini la domenica; i corsi d’arte durante la settimana, i percorsi palazzo e tanti eventi durante tutti i mesi della mostra.

Informazioni in mostra: tel. +39 055 2645155

Orari di apertura: tutti i giorni 9.00-20.00, giovedì 9.00-23.00

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Due maestri del disegno a confronto.Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti messi a confronto nell’arte del disegno.

E’ questa in estrema sintesi la nuova mostra La scuola del mondo che viene presentata a Firenze, a Casa Buonarroti, dal 20 aprile fino al 1° agosto.Leonardo e Michelangelo sono stati considerati rivali, ma in realtà guardavano l’uno alla maestria dell’altro con grande interesse. I disegni esposti in questa mostra sono ventidue, dodici del genio di Vinci e provenienti dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, dieci di Michelangelo, normalmente custoditi a Casa Buonarroti.

leonardo

I disegni sono gli spunti per i due grandi affreschi che dovevano decorare le pareti del Salone dei Cinquecento, rappresentanti la Battaglia di Anghiari e la Battaglia di Cascina; affreschi che come si sa non furono eseguiti o completati.

Questi studi preparatori, molto ammirati e definiti da Benvenuto Cellini “La storia del mondo” rappresentano varie tecniche grafiche adottate da Leonardo; mentre i disegni da Casa Buonarroti sono stati scelti prendendo come spunto il Nudo di schiena, una delle opere più importanti del museo e riferibile alla Battaglia di Cascina.

La scuola del mondo

Disegni di Leonardo e Michelangelo a confronto

Firenze, Casa Buonarroti, via Ghibellina 70

orario 10-17

Giorno di chiusura martedì

Ingresso € 6.50 ridotto € 4,00

Info: 055 241752

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Il disegno dei maestri rinascimentali

tiziano

Vengono dal British Museum e dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Sono circa 100 disegni rinascimentali, di artisti italiani fra i più famosi: Beato Angelico, Botticelli, Ghirlandaio, Leonardo Da Vinci.

Figure, memorie, spazio: Disegni da Fra Angelico a Leonardo è la mostra allestita presso la Galleria degli Uffizi dall’8 marzo al 12 giugno.

I musei prestatori posseggono le maggiori collezioni di grafica al mondo e per la prima volta sarà possibile vederli riuniti e confrontati. Tutti gli autori rappresentati hanno concorso perché il disegno diventasse un’espressione artistica autonoma, non più una semplice fase di studio e preparazione. Fu proprio Firenze a diventare la capitale del disegno.

Come detto in prevalenza è la scuola fiorentina a cui si aggiungono Filippo e Filippino Lippi, i Pollaiolo, Verrocchio, il Perugino, con testimonianze anche di Raffaello e Michelangelo, ma la mostra presenta anche disegni di artisti dell’Italia del nord, Pisanello, la scuola ferrarese, Jacopo e Gentile Bellini, Mantegna e Tiziano.

La mostra si svolge presso la Galleria degli Uffizi

il biglietto costa € 10,00

ridotto € 5,00

info e prenotazioni 055 294883

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Musica e Liszt per il Genio del Territorio

Torna il Genio del Territorio, la manifestazione culturale che mette insieme la Provincia di Firenze con i Comuni. Dopo gli appuntamenti 2010 tutti dedicati a Frederick Chopin, il Genio affronta nel nuovo anno un altro grande, popolarissimo musicista: Franz Liszt.

Liszt

Dopo il  convegno del 24 febbraio Liszt: l’uomo e la sua musica a duecento anni dalla nascita che ha aperto idealmente il Ciclo Liszt 2011 il primo appuntamento per il Genio del Territorio – Musica Insieme è previsto il 26 marzo nell’Auditorium di Loppiano, nel comune di Incisa Valdarno.

Nella sala dell’Auditorium di Loppiano si esibirà  l’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Andrea Battistoni con la pianista Saskia Giorgini. In programma musica di Liszt e Tchaikovsky, ingresso libero

Il Ciclo  Liszt 2011 prosegue in aprile con due appuntamenti, uno a Signa il 15 aprile e l’altro a Scandicci, il 30.

Nella Sala Blu di Signa  (via degli Alberti 11) esibizione dei pianisti del Conservatorio Statale di Musica Cherubini di Firenze – ore 21, ingresso libero. Questo il programma:

– Mephisto valzer n.1 di Franz Liszt (Sara Palumbo, pianoforte)

–  Studio d’esecuzione trascendentale da Paganini n. 6 in la minore (Antonino Fiumara, pianoforte)

–  Studio d’esecuzione trascendentale da Paganini n. 3 in sol diesis minore (La campanella) (Giacomo Rossi Prodi, pianoforte)

– Da Harmonies poétiques et religieuses: n.7 Funérailles (Cesari Pezzi, pianoforte)

– Valzer dall’opera “Faust” di Charles Gounod (Cesari Pezzi, pianoforte)

Presso l’Abbazia dei Santi Salvatore e Lorenzo a Settimo (o Badia di Settimo) Scandicci una serata a cura delle Scuola di Musica di Fiesole con Dario Bonuccelli al pianoforte – ore 21.15 ingresso libero.

L’incontro di maggio sarà a Pontassieve: il giorno 26 al Cinema Accademia concerto per pianoforte di Federico Nicoletta, della Scuola di Musica di Fiesole; ore 21, ingresso libero.

Con giugno ci si sposta a Pratolino, alla Pieve di San Cresci in via di Macioli dove gli studenti del Conservatorio Cherubini il giorno 2 alle 21 si esibiscono in vari pezzi al pianoforte.

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For the love of God

Nel cuore più nascosto di Palazzo Vecchio, la Camera del Duca, alla quale si accede tramite lo studiolo di Francesco I, una stanza tappezzata di rosso e molto raccolta, che era usata dal Granduca per i suoi esperimenti alchemici.

In questi spazi ha trovato una collocazione fiorentina l’opera di Damien Hirst For the Love of God.

Non si tratta di un dipinto o di una tradizionale scultura. L’opera è un teschio, anzi il calco in platino di un teschio umano tempestato di diamanti purissimi. In tutto 8601. Il più grande si trova sulla fronte, è un diamante rosa a goccia.

For the love of God è il nome dell’opera provocatoria realizzata dall’artista inglese nel 2007.

Sarà esposta in Palazzo Vecchio dal 26 novembre al 1° maggio 2011.

Per motivi di sicurezza, l’accesso è limitato a 12 persone alla volta.

Piazza della Signoria 1 -info. 055 055 / 055 2768224

Orario lunedì-domenica 9-12;  giovedi 9-14

Ingresso € 10; ridotto €8 incluso ingresso al museo di Palazzo Vecchio

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La pittura russa a Palazzo Pitti

Il 2011 è l’anno della cultura russa in Italia e viceversa, della cultura italiana in Russia. Nell’interscambio fra i due paesi sono soprattutto le opere d’arte che si spostano, per farsi conoscere all’estero.

Un’anteprima dell’iniziativa è in corso ora a Firenze ed è la mostra che si tiene alla Galleria d’Arte Moderna, nell’Andito degli Angiolini, suggestivo spazio di epoca e gusto lorenese.

La mostra comprende opere d’arte russe, quaranta per la precisione, tutte provenienti dal Museo Russo di San Pietroburgo.

Dalle icone a Malevich. Capolavori dal Museo Russo di San Pietroburgo è il titolo di una significativa mostra che offre uno spaccato di anima e cultura russa, nello spazio di quasi quattro secoli. Se l’Ermitage è il museo del collezionismo reale, con opere di maestri soprattutto stranieri, il Museo Russo è tutto dedicato ad artisti di quel paese. Un’arte, quella russa, peculiare, che fino al Settecento è stata sviluppata solo in mabito eccelsiastico ma che poi ha avuto una brusca accelerazione.

I dipinti esposti testimoniano l’evoluzione della pittura russa che è conosciuta in Europa soprattutto per le icone,  ma che si è poi sviluppata, a partire dal Settecento, soprattutto ispirandosi all’arte italiana, con frequnetazioni e soggiorni degli artisti nel nostro paese.

La sequenza temporale delle opere in mostra parte con un’icona cinquecentesca, il Cristo Pantocrator in trono fra le potenze e finisce con le opere degli artisti dell’avanguardia che tanto impulso hanno dato alla cultura europea degli anni Venti, dettando le regole di un nuovo modo di dipingere primi fra tutti Malevich e Kandinskij.

Fra questi due estremi, autori settecenteschi e ottocenteschi che seppero maturare uno stile russo moderno.

Il Museo Russo di San Pietroburgo copre mille anni di arti figurative russe  e possiede circa 400.000 pezzi, fra i quali una vastissima collezione di opere dell’avanguardia.

Dalle icone a Malevich. Capolavori dal Museo Russo di San Pietroburgo

dall’8 febbraio al 30 aprile

Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti

aperta da martedì a domencia dalle 8,15 alle 18,50

Ingresso € 12 (comprensivo di visita alla Galleria Palatina e alla Galleria d’Arte Moderna); ridotto € 6 per giovani europei fra 18 e 25 anni.

Info 055 294883

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Ghirlandaio.Una famiglia di pitttori tra Firenze e Scandicci

SCANDICCI, CASTELLO DELL’ACCIAIOLO

ORARIO MOSTRA

da giovedì a domenica ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00

Chiusura 25 dicembre 2010, 1 gennaio e 24 aprile 2011

La mostra allestita al Castello dell’Acciaiolo si propone di presentare al pubblico il rapporto che legò Domenico, i suoi fratelli David e Benedetto, e il figlio Ridolfo, al territorio fiorentino. Le opere esposte illustrano il carattere familiare dell’officina artistica dei Ghirlandaio dalla quale uscirono capolavori apprezzati dagli amanti dell’arte e dai turisti di tutto il mondo. Viene documentata la continuità di questa officina artistica, che per oltre un secolo fu fra le protagoniste del Rinascimento, e il legame fra Firenze e il territorio fuori le mura, il suo contado, dove affondano le radici di un passato fatto di storie, di persone e di un profondo senso della civitas, l’appartenenza ad una comunità.

Per l’occasione, ritornerà a Scandicci la bella tavola di Ridolfo già in Sant’Andrea Mosciano, ora nel Cenacolo di Foligno, e completeranno l’esposizione alcuni capolavori provenienti dai musei fiorentini, tra cui la Galleria degli Uffizi, la Galleria dell’Accademia, la Galleria Palatina, il Conservatorio delle Montalve, il Museo del Cenacolo di San Salvi e la chiesa di Santa Maria Novella.

SCANDICCI, BADIA DI SAN SALVATORE E SAN LORENZO A SETTIMO

DOVE  Via San Lorenzo 15 – Badia a Settimo, Scandicci (Firenze)

ORARIO MOSTRA

sabato e domenica ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00

durante le funzioni religiose l’accesso è limitato

Il più importante complesso religioso medievale della piana ad ovest di Firenze, presenterà un percorso con supporti didattici che illustra l’attività di Domenico Ghirlandaio e della sua bottega presso la Badia: gli affreschi del chiostro e del coro, in massima parte perduti ma di cui restano un’Annunciazione e alcuni frammenti di sinopia, le due tavole dipinte ancora visibili nella sagrestia della chiesa, assieme alla Crocifissione di Francesco Botticini.

CAMPI BISENZIO, MUSEO D’ARTE SACRA E CHIESA DI SANT’ANDREA

DOVE  Piazza Costituzione 1 – San Donnino, Campi Bisenzio (Firenze)

ORARIO MOSTRA

Museo di Arte Sacra dal giovedì alla domenica ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00

Chiesa di Sant’Andrea sabato e domenica ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00

durante le funzioni religiose l’accesso alla chiesa è limitato

Accanto al piccolo Museo, che custodisce alcune tavole attribuite alla bottega dei Ghirlandaio, sorge l’attigua chiesa di Sant’Andrea dove, sovrastato da un Battesimo di Cristo anch’esso attribuito alla bottega dei Ghirlandaio, è possibile ammirare un notevole affresco di Domenico raffigurante una Madonna in trono tra i santi Sebastiano e Giuliano.

LASTRA A SIGNA, MUSEO D’ARTE SACRA DI SAN MARTINO A GANGALANDI

DOVE  Via Leon Battista Alberti 37 – San Martino a Gangalandi, Lastra a Signa (Firenze)

ORARIO MOSTRA

sabato e domenica ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00

durante le funzioni religiose l’accesso è limitato

Il piccolo museo della pieve romanica, nota per la presenza dell’abside commissionata e progettata da Leon Battista Alberti, conserva arredi sacri, dipinti, paramenti e suppellettili, tra i quali una splendida tavola di Jacopo del Sellaio, per una certa ispirazione ai modi del Ghirlandaio, rivela quanto fu importante al tempo la lezione dell’artista.

MUSEO DEGLI INNOCENTI, FIRENZE

DOVE  Piazza della Santissima Annunziata 12, Firenze

ORARIO MOSTRA

dal 27 novembre 2010 fino al 1 maggio 2011

tutti i giorni ore 10.00 – 19.00

In attesa della riapertura delle sale espositive, dal 21 al 26 novembre 2010 sarà visibile una riproduzione ad altissima definizione dell’Adorazione dei Magi di Domenico Ghirlandaio, conservata nel museo, attraverso un touch screen interattivo che consentirà di “toccare” ed esplorare l’opera, situato nel cortile dell’Istituto. Il 27 novembre 2010 il museo riapre al pubblico con la mostra Il mercante, l’ospedale, i fanciulli. La donazione di Francesco Datini, Santa Maria Nuova e la fondazione degli Innocenti. Opere di Bernardo Daddi, Giottino, Ghiberti, Della Robbia, Botticelli e Domenico Ghirlandaio.

PALAZZO MEDICI RICCARDI, FIRENZE

DOVE  Via Cavour 3, Firenze

ORARIO MOSTRA

Tutti i giorni ore 9.00 – 19.00

chiuso il mercoledì

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Caravaggio e caravaggeschi a Firenze

In occasione del quarto centenario della morte del Caravaggio è in mostra, in un percorso che si snoda da Palazzo Pitti, agli Uffizi a Villa Bardini, una parata di capolavori del Caravaggio e dei caravaggeschi che rinnovarono all’inizio del Seicento la pittura e l’iconografia sacra e profana.

Dopo decenni di nuove ricerche scientifiche, scoperte, attribuzioni e acquisizioni storiche, il Polo Museale Fiorentino propone, a cura di Gianni Papi, un nuovo viaggio nel mondo del Caravaggio e del caravaggismo internazionale, presentando una rassegna di opere, una sorta di excursus alla scoperta delle novità artistiche dei primi decenni del Seicento, legate al naturalismo e alla rappresentazione della realtà quotidiana, resa attraverso i mezzi pittorici della luce e dell’ombra.

Opere principali della mostra sono i sei celebri capolavori del Caravaggio della Galleria Palatina e degli Uffizi (il Bacco, l’Amorino Dormiente, la Medusa, il Cavadenti, il Sacrificio di Isacco e il Cavaliere di Malta), ai quali si aggiungono due nuovi dipinti che costituiscono un’acquisizione (o meglio riacquisizione) al catalogo del Merisi e che saranno una grande sorpresa per il grande pubblico: il Ritratto di Maffeo Barberini di collezione privata (sensazionale aggiunta alla ritrattistica giovanile del Caravaggio) e il Ritratto di cardinale della Galleria degli Uffizi.

Questi due ritratti, insieme al Cavaliere di Malta, offriranno l’occasione per una nuova rassegna della ritrattistica del pittore lombardo.

Alle opere del Caravaggio si aggiungono dipinti di tutti i pittori caravaggeschi, giunti a Firenze per la maggior parte grazie alla curiosità e alla passione dei Medici,ma anche grazie alla committenza e al collezionismo storico di alcune altre famiglie private fiorentine come i Corsini, i Gerini, i Guicciardini, i Martelli.

Nel celebrare Caravaggio si è voluto rendere omaggio anche a colui che prima di ogni altro lo ha riscoperto e ne ha reso nota la grandezza: Roberto Longhi.

A Villa Bardini è allestita, infatti, una mostra curata da Mina Gregori, Caravaggio e la modernità. I dipinti della Fondazione Longhi, nella quale saranno esposti i quadri che il grande storico dell’arte acquisì nel corso della sua vita, dal Ragazzo morso dal ramarro di Caravaggio ai dipinti dei suoi primi seguaci.

Biglietto
 Galleria Palatina:

intero €. 12.00 (comprensivo dell’ingresso al museo);

ridotto, €. 6.00

Galleria degli Uffizi:

intero € 10.00 (comprensivo dell’ingresso al museo);

ridotto, €. 5.00

Può essere acquistata la Caravaggio card che consente l’ingresso alle tre sedi della mostra (Galleria Palatina, Galleria degli Uffizi, Villa Bardini) comprensiva anche delle prenotazioni d’ingresso che permettono di tagliare le code:

intero €. 25.00;

ridotto €. 14.50, per i cittadini dell’Unione Europea tra i 18 ed i 25 anni;

€. 4.00 per i cittadini dell’Unione Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni

Altrimenti possono essere acquistati i tre singoli biglietti

Orario
 Galleria Palatina e Galleria degli Uffizi: Martedì – Domenica ore 8.15 – 18.50 – Chiuso il lunedì

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Leonardo al Bargello

Il Museo Nazionale del Bargello dedica una mostra allo scultore Giovanfranceso Rustici, allievo e collaboratore di Leonardo da Vinci, e ospita  San Giovanni Battista, l’opera eccezzionale di Leonardo.

Giovanfrancesco Rustici era nato nel 1475 a Firenze, cresciuto artisticamente nel Giardino di San Marco sotto la protezione di Lorenzo il Magnifico; nel 1528 si trasferì in Francia su invito di Francesco I.

Mai gli è stata dedicata una mostra fino a ora.

Il suo capolavoro è la Predica del Battista, gruppo scultoreo di tre grandiose figure in bronzo alla cui progettazione e realizzazione partecipò Leonardo da Vinci e che fu innalzato sopra la Porta Nord del Battistero fiorentino nel 1511.

L’opera è stata sottoposta a un impegnativo restauro che ne ha restituito lo splendore di materia e concezione.

Un pezzo eccezionale è presente in questa mostra, si tratta del San Giovanni Battista di Leonardo Da Vinci, conservato al Louvre di Parigi e ora a Firenze, dopo 500 anni per quattro mesi.

I legami fra le due opere sono evidenti, la postura del San Giovanni e la vicinanaza fra i due artisti sono qui testimoniati in modo evidente. La mostra presenta una rassegna pressoché completa delle opere di Rustici, a testimonianza della sua grande versatilità tecnica e delle caratteristiche del suo stile.

Rustici e Leonardo

Museo Nazionale del Bargello

10 settembre 2010 – 10 gennaio 2011

Orario

8,15 -17 (dal 2 novembre 8,15 -14)

chiuso il 2° e 4° lunedì del mese

Ingresso € 7,00

Info: 055 2388606

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Per Ville e per Giardini. Sorprese d’arte e archeologia alle porte di Firenze

E’ il titolo dell’evento cui partecipano la Villa di Castello, sede della prestigiosa Accademia della Crusca, il Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia, la Tomba etrusca La Montagnola, che riapre dopo un lungo restauro, la Villa Corsini, che rinasce nell’occasione con un nuovo allestimento dei reperti dell’Antiquarium provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Villa Corsini, vera e propria gemma di questa corona museale, offre da quest’anno le sue sale per ospitare l’Apollo saettante di epoca romana, l’Arianna che si risveglia sull’isola di Nasso, insieme a tanti altri esemplari di scultura classica.

Se da un lato potremo percorrere i sentieri del giardino della Villa di Castello, tra il profumo e l’ammirazione delle storiche piante di agrumi già collezionate dai Medici, a Villa della Petraia ci aspetterà la bellissima Incoronazione della Vergine realizzata nella cerchia di Botticelli, insieme alla collezione di arredi liturgici della vicina Villa La Quiete.

Luoghi di elezione e di riposo dagli affanni della vita quotidiana fin dal Rinascimento, le ville e il loro contesto agreste ospitano oggi capolavori d’arte antica, reperti archeologici e dipinti quattrocenteschi, secondo una consuetudine antica che le concepiva sia come luoghi di svago e di otium ma anche sedi elette ad ospitare le preziose collezioni dei signori del tempo. In tali contesti anche il mito assume un significato particolare e l’esposizione al Museo Richard Ginori, Omaggio a Venere, certo rimanda da un lato all’ambito archeologico ma, al contempo, rievoca la cornice paesaggistica fatta di siepi di verzura e di fontane manieristiche delle ville storiche fiorentine, scenario esemplare di certe narrazioni mitologiche.

Orario

Da giovedì a domenica ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00

Da settembre chiusura anticipata Villa Petraia, Giardino Villa di Castello

Ingresso gratuito in tutte le sedi presentando il Coupon Pgm

VILLA CORSINI A CASTELLO, FIRENZE

La Villa e l’Antiquarium ritrovato

VILLA DELLA PETRAIA, FIRENZE

Preziosi tesori in villa

GIARDINO DELLA VILLA DI CASTELLO, FIRENZE

n percorso tra gli agrumi

TOMBA ETRUSCA LA MONTAGNOLA, SESTO FIORENTINO

La riscoperta degli Etruschi

MUSEO RICHARD GINORI DELLA MANIFATTURA DI DOCCIA, 
SESTO FIORENTINO

Omaggio a Venere. Il culto della bellezza ideale nei modelli
della Manifattura di Doccia

PALAZZO MEDICI RICCARDI, FIRENZE

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Settembre: mese di vendemmia

Settembre è un mese dedicato all’uva. Le tradizionali feste dell’uva sono occasione ideale per far assistere turisti e visitatori a dimostrazioni e degustazioni dei prodotti tipici abbinati ai vini, ma anche a manifestazioni folcloristiche di grande impatto, veri e propri spettacoli popolari.

Nella scenografica piazza Matteotti di Greve in Chianti si comincia giovedì 9 settembre con la 40° Rassegna del Chianti Classico;

produttori in piazza per assaggi, acquisti e un folto programma collaterale di eventi.

La festa prosegue fino a domenica 12.

Dal 23 al 26 settembre a Rufina torna la tradizionale manifestazione Bacco Artigiano, giunta alla sua 35° edizione.

La tre giorni è dedicata al Chianti Rufina Docg e Pomino Doc. Tradizionalmente questa manifestazione ha i suoi effetti anche a Firenze, infatti nella giornata del sabato in centro arriva il Carro matto, trainato da buoi come nell’antica tradizione e stracarico di fiaschi impagliati, seguito dal Corteo storico della Repubblica fiorentina e del Contado.

Appuntamento da non mancare anche a Impruneta, domenica 26 settembre quando nella città del cotto si svolgerà la tradizionale Festa dell’Uva a cura dell’Ente Festa dell’Uva, che richiama sempre più turisti italiani e stranieri.

Il clou della festa è nel pomeriggio, quando sfilano i carri allegorici costruiti dai quattro rioni del paese: Fornaci, Pallò, Sant’Antonio e Sante Marie. Presso i Loggiati del Pellegrino Mostra mercato con degustazioni dei vini di Impruneta; inoltre un mercato enogastronomico.